Basta la passione per fare una class di successo?

Sei proprietario di un Box CrossFit?  Sei un coach del Box? Sei il leader della sala, tutti ti guardano e ti “venerano”?

Tu fai la tua ora e tutti  (o quasi) ti ascoltano, tutto sembra fili liscio, le persone si divertono, qualcuno fa anche un PR, high five alla fine del wod… insomma tutto perfetto…

Ma tu hai l’amaro in bocca … Mai successo?

Succede, è normale. SE sei una persona empatica, SE sei un coach che vuole dare la migliore esperienza ai suoi atleti, SE sei una persona che si mette sempre in discussione, è del tutto normale.

Mentre se non ti è mai successo, fatti qualche domanda, nessuno è perfetto.

Ma mettiamo il caso che TU sia uno di quei coach che guardandosi indietro vede che molte delle sue class sono andate così: sono andate “bene”, ma “non benissimo”.

Perché succede?

Non lo sai nemmeno tu, è una sensazione che hai dentro ma analizzandola oggettivamente ti rendi conto che c’è stato un momento in cui hai perso la classe… c’è stato un momento in cui qualcuno ti ha guardato non molto convinto di quello che dicevi… c’è stato un momento in cui hai quasi sbuffato perché nessuno riusciva a fare un movimento che ormai vede da 1000 lezioni…

Beh non è solo una sensazione.

La verità è che la class non è andata bene. Oggettivamente, la class è andata male.

Come la metti la metti, NO BUONO!

Si, ok, ma perché?

Entriamo nel dettaglio.

Inizio della class.

Come chiami la class? Con quale faccia? Che tono utilizzi? Come hai richiamato le persone?

Come un pastore annoiato che raduna le pecore al pascolo o come una guida turistica che sta per portare il suo gruppo a fare una delle esperienze più emozionanti di sempre: attraversare una cascata su un ponte di corda sospeso…?

Ok, next. Brief del workout.

Descrizione del wod, scaling options, stimulus, domande, infortuni.

(Ah per la cronaca, questi sono gli elementi OBBLIGATORI di un buon brief per la class, se ne manca anche solo uno… BACK TO SCHOOL GUYS: nella vostra Level 1 c’è scritto nero su bianco cosa dire durante il brief della class.)

Ma il punto anche qui è: come lo fai questo brief? Bene, dici tutto, con il giusto tono… ma assomiglia ad un simposio sul WOD e sulle decine di opzioni di scaling possibili e immaginabili?

È un elenco veloce dei Task del giorno, battuta di mani, “3,2,1, go si inizia con il warm up” ?

Oppure è di nuovo la guida turistica che poco prima di scendere dall’autobus ti guarda con gli occhi magnetici, mentre ti racconta le magnifiche cascate che vedrai tra poco da un ponte sospeso, e nel frattempo ti rassicura che non sarà pericoloso, perché ognuno avrà la sua corda a tenerlo stretto, a lunghezza personalizzata, e chi se la sente potrà provare a lasciare anche una mano, e ti anticipa come dovrai mettere i piedi uno davanti all’altro in questo ponte stretto e traballante, per avere la migliore esperienza di sempre.

Ti sembra di vedere il ponte sulla cascata vero?

Bene, andiamo avanti allora.

Siamo al warm up.

Una serie di esercizi utili a riscaldarsi per il Workout, magari un po’ di cardio, mobility, jumping jacks, push up, etc etc….  insomma è la lista dei compiti del riscaldamento da manuale?

Oppure è la guida turistica della cascata, che prima di partire per la traversata del ponte, fa alzare un po’ il battito cardiaco alle persone, così che poi al primo passo sul ponte non abbiano un momento di tachicardia?

Fa affacciare le persone a vedere la cascata dalla paratia, così da capire in anteprima di cosa si tratta, in sicurezza, per aggiustare quanta corda dovranno usare, se questa traversata è troppo impegnativa e magari la facciamo con una persona a fianco, o scegliamo un percorso più semplice, che faccia godere dell’esperienza senza la paura di cadere nel vuoto.

Così come la guida, il coach dovrebbe fare provare gli esercizi del wod, in sicurezza, con progressioni che possano aiutare tutti gli atleti a capire il livello da usare, l’attrezzatura, il peso, lo scaling degli esercizi.

Ed è qui la parte più delicata della class: perché l’atleta dovrebbe divertirsi e traversare il ponte, non rimanere con la paura di non riuscire a finire il wod, o rimanere in mezzo al ponte impanicato, o peggio ancora, non finire per niente il wod perché pensava di farcela ma si è sbagliato, perché la guida turistica non ha avuto l’occhio per capire che doveva avere una corda più corta o scendere più in basso con l’altezza del ponte.

Se la persona non riesce a superare il ponte, ricordati che non è colpa sua, sei TU che non lo hai guidato a dovere. E se qualcuno lo attraversa addirittura correndo? Secondo te si è divertito come gli altri che sono rimasti a bocca aperta con lo stupore di essere riusciti in un’impresa che pensavano impossibile?

Non credo. Probabilmente a questo atleta avremmo dovuto suggerire di attraversare il ponte tenendo solo una mano sul corrimano, contando sul suo equilibrio, e magari avremmo dovuto chiedergli di indossare uno zaino pesante, che potesse dargli il brivido di non avere in pugno la prova.

Siamo al WOD.

Gli atleti stanno attraversando il ponte, tutti insieme ma ognuno “ha il suo ponte” da attraversare, tu dove sei?

Dall’altra parte a braccia conserte che urli “dai ragazzi, ancora qualche minuto per chiudere la traversata” oppure vai avanti e indietro incitando i tuoi atleti, correggendo come mettono i piedi, che a fine wod hai male ai piedi e ti senti stanco come se avessi fatto 3 wod tu stesso?

Se sei nel secondo caso: WELL DONE!

Stai facendo un buon lavoro, ma diciamoci la verità… quante volte sei stato dall’altra parte del ponte ad aspettare che tutti arrivassero? E alla fine gli hai dato pure il cinque… ma dov’eri mentre loro attraversavano?

E dopo il WOD?

Sei corso a spegnere la musica e hai chiesto a tutti di mettere via l’attrezzatura?

O sei andato a congratularti con ognuno e hai lasciato che tutti avessero il tempo di congratularsi l’un l’altro sulla traversata e si raccontassero cosa avevano provato con gli occhi pieni di gioia e ancora il fiato corto? Ti sei seduto con loro, a farti raccontare le loro impressioni, a condividere con loro la gioia del risultato, mentre li aiutavi a riprendere fiato?

Ecco, se non lo hai fatto, hai ammazzato il wod, l’entusiasmo, l’adrenalina da wod che si era creata.

Quindi, dopo avere fatto questo excursus di dettaglio, forse ti è più facile capire, se la tua class non ti ha soddisfatto dove hai sbagliato e quindi dove puoi migliorare la prossima volta?

Se pensi che la class non ha soddisfatto te, ma gli atleti si siano comunque divertiti, stai sbagliando. Quello che pensi tu, arriva a loro, come un virus influenzale che si passa con il respiro.

Se alla fine di una class non soddisfacente, non fai l’analisi del perché, punto per punto, e non ci rifletti sopra, non riuscirai mai a fare una class di successo.

Per fare una class di successo non basta essere un coach con una certificazione, e non basta l’esperienza: è necessario un continuo lavoro di auto analisi, di feedback, di learning, è necessario entrare in class come la guida turistica delle cascate, è necessario emozionarsi per la traversata, come se la dovessi fare anche tu.

Perché a spiegare come attraversare un ponte sono capaci in tanti, ma a fare vivere la traversata come l’esperienza della vita sono capaci solo le guide turistiche migliori.

Ogni tua class dovrebbe essere una class di successo, la traversata della vita, la migliore esperienza che i tuoi atleti possano fare. Tutti dovrebbero finire la tua class con il sorriso, stanchi, felici, soddisfatti, perché hanno attraversato il loro ponte.

E solo allora tu sarai soddisfatto pienamente di te stesso: il loro sorriso sarà la tua ricompensa e non vedrai l’ora che sia domani, per fare un’altra traversata, insieme.

Roberto Manzi

Roberto Manzi

* Co-Owner di Gym Partner e Business Partner

laureato in economia, Imprenditore e Consulente con 20 anni di esperienza prima in aziende multinazionali e poi al servizio di piccole e micro imprese.

Nel 2012 ha aperto uno dei primi Box CrossFit in Italia, CrossFit Bicocca.
Nel 2017 decide di fare il bis, e apre CrossFit Cervia.

Non parla quindi per sentito dire: si è innanzitutto "sporcato le mani", aprendo lui stesso delle palestre, e solo dopo ha deciso di mettere a disposizione di Owners e Titolari la sua esperienza in ambito gestionale, marketing e infine di imprenditore nel mondo del fitness.

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